Il Canzoniere degli Alpini (52)

Il Piave

Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio

dei primi fanti il ventiquattro maggio;

l'esercito marciava per raggiunger la frontiera

per far contro il nemico una barriera...

Muti passaron quella notte i fanti:

tacere bisognava andare avanti.

S'udiva intanto dallae amate sponde,

sommesso e lieve il mormorìo dell'onde.

Era un presagio dolce e lusinghiero.

Il Piave mormorò: non passa lo straniero!

Ma in una notte trista si parlò di un fosco evento

e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.

Ahi, quanta gente ha vista venir giù lasciare il tetto,

poi che il nemico irruppe a Caporetto!

Profughi ovunque! Dai lontani monti,

venivano a gremir tutti i suoi ponti.

S'udiva allor dalle violate sponde

sommesso e tristo il mormorar dell'onde.

Come un singhiozzo, in quell'autunno nero,

il Piave mormorò: ritorna lo straniero!

E ritornò il nemico: per l'orgoglio e per la fame

volea sfogare tutte le sue brame...

Vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora

sfamarsi e tripudiare come allora!

- No - disse il Piave. - No, - dissero i fanti -

mai più il nemico faccia un passo avanti!

Si vide il Piave rigonfiar le sponde!

E, come i fanti, combattevan l'onde...

Rosso di sangue del nemico altero,

il Piave comandò: indietro, và, straniero!

Indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento

E la Vittoria sciolse l'ali al vento!

Fu sacro il patto antico: tra le schiere, furon visti

risorgere Oberdan, Sauro, Battisti!

Infranse, alfin, l'italico valore

le forche e l'armi dell'impiccatore!

Sicure l'Alpi, libere le sponde

Si tacque il Piave, si placaron l'onde.

Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,

la Pace non trovò nè oppressi nè stranieri!